Dalle Meduse il Segreto del Fotovoltaico Flessibile

Il futuro è già qui, quando si parla di fotovoltaico. Sono emerse ricerche di frontiera e, al tempo stesso, si sono compiuti passi avanti in tecnologie già sviluppate a livello industriale.
Quest'ultimo è il caso dei moduli solari flessibili di SoloPower: sono i primi ad aver ricevuto (a settembre) la certificazione di sicurezza Underwrites Laboratories (standard internazionale). Secondo l'americano National renewable energy laboratory (Nrel, parte del Dipartimento di Energia Usa), è stata così posata una pietra miliare per l'industria, verso l'affermazione di moduli solari leggeri e flessibili, da posizionare sui tetti. È una tecnologia film sottile (fotovoltaico di seconda generazione) basata su Cigs (Copper – cioè rame – indio, gallio, selenio).

La prima generazione (tuttora dominante sul mercato) usa il silicio (mono o policristallino) e anche questo materiale riserva novità, provenienti dallo stesso Nrel: la scorsa settimana ha presentato una nuova tecnica in grado di creare, in modo economico, pannelli di silicio nero. Secondo Nrel, si aumenta così l'assorbimento di luce al 98% (il normale silicio arriva al 95%) e si abbassano del 16 per cento i costi di produzione delle celle. Gli scienziati del Nrel hanno annerito il silicio perfezionando una tecnica ideata dall'università di Monaco: una miscela di acidi che scava fino a mille miliardi di fori microscopici su un disco.
«Tra le tecnologie avveniristiche, credo che sia il silicio nero quella più vicina ad arrivare sul mercato, grazie a questo passo avanti del Nrel», dice a Nòva24 Norman DeChampes, analista dell'istituto di ricerca Sbi Energy. «È una tecnica semplice, economica, e potrà essere integrata con facilità negli attuali sistemi di produzione del silicio», continua.
Va detto che l'innovazione del fotovoltaico sembra avanzare a piccoli passi, su tre binari paralleli, corrispondenti alle sue tre generazioni. «Migliorano in contemporanea, pian piano, sia le tecnologie già utilizzate da tempo sia quelle più recenti sia quelle ancora da laboratorio», spiega Gianni Silvestrini, scienziato, direttore scientifico del Kyoto Club.

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